Al Museo della Grafica di Pisa la mostra fotografica di Gianluca Balocco sul lavoro realizzato in Amazzonia con il popolo Shuar

Inaugurata il 19 marzo al Museo della Grafica dell’Università di Pisa la mostra di Gianluca Balocco “Cosmovisione Shuar, anteprima di un lungo lavoro realizzato in Amazzonia col popolo Shuar (Ecuador)” che resterà aperta sino al 17 aprile. Il percorso espositivo, che unisce oltre 45 opere fotografiche ad alcune sculture e installazioni, affronta il tema della relazione tra l’origine degli Shuar e i semi, le radici e l’intelligenza delle piante della foresta amazzonica. Durante la mostra saranno anche proiettati, in prima assoluta, due video sulla Dichiarazione dei Diritti del popolo Shuar, enunciata dal capo della comunità di Sapap Naint in Amazzonia, e sulla preghiera ad Arutam, la divinità immanente della mitologia animistica Shuar.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo, stampato dalla casa editrice ETS, di cui proponiamo alcuni brani:
“Questa ricerca ha unito ed incrociato tre elementi fortemente connessi in un territorio senza apparenti museo_grafica_cosmovision_1riferimenti: l’intelligenza collettiva della foresta amazzonica a partire dai semi, il legame Shuar-pianta e la memoria storica di un biologo del primo ‘900. Questo lavoro è stato realizzato in collaborazione con i clan e le famiglie Shuar senza alcuna forzatura, in un contesto vero. La vita degli Shuar si è fortemente connessa alle piante attraverso il lungo processo evolutivo di uomini ed etnie che li hanno preceduti per migliaia di anni. Le piante per il popolo Shuar cambiano di significato, nome e finalità a seconda dell’uso che ne viene fatto. Ogni pianta o parte di essa diventa un rimedio: contro il morso di serpente, la febbre, il cancro, la caduta dei capelli, i dolori del parto, l’infezione batterica e ogni altro problema che può colpire ed affliggere l’uomo che vive nella foresta”. (Gianluca Balocco)
“Più che ritratti fotografici, questi scatti costituiscono un ritratto collettivo, che appartiene tanto al dominio dell’arte che a quello della ricerca socio-antropologica. In questo senso, Balocco è riuscito magistralmente a illustrare il concetto che, come le piante, l’uomo non ha possibilità di sussistenza al di fuori del suo network, del sistema di connessioni che ne garantisce la sopravvivenza, che egli ne sia consapevole o no. Ciascuna di queste persone, tramite il loro stare e guardare dritto nell’obbiettivo, comunica una gravitas data dalla consapevolezza di avere radici salde nella terra. Ognuno è la punta di un compasso dalla quale circoscrivere un mondo la cui costante impermanenza è condizione ontologica di vita, come per tutti gli esseri viventi. Un mondo dove le persone e le piante appartengono alla stessa, sacra, categoria delle cose vive”. (Francesca Bacci)
“Le piante, come anche tutti gli altri elementi utilizzati nella medicina ancestrale, quali pietre e animali sacri, nella cosmovisione andina vengono considerate esseri viventi dotati di energia, messa a disposizione per purificare, sanare e nutrire. Le proprietà nutrizionali delle piante si considerano proprietà medicinali, facendo riferimento alla visione olistica della medicina ancestrale. Le piante super nutritive come Quinoa, Choclo (Mais), Chia, Amaranto, e con loro una varietà integrale di piante commestibili, sono la base della salute. I concetti di nutrizione e sanazione si fondono generando un’unica spirale di conoscenza, pratiche e rituali rivolti a generare uno stato di salute e benessere, individuale e collettivo. Per queste diverse ragioni, durante tutto il processo di sanazione, si genera un vincolo molto stretto tra questi quattro elementi: la Pacha Mama, ossia la Madre Terra che procrea e regala i suoi figli, ossia piante, fiori, pietre e animali; la curandera e il paziente. Il momento della raccolta delle piante medicinali è di cruciale importanza per ottenere un risultato ideale nell’uso di questi elementi”. (Noemi Bottasso).
museodellagrafica.unipi.it

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