Massimiliano Vaj, Presidente ASAL Assoallestimenti e titolare della Way SpA focalizza diversi elementi di primo piano per il mondo degli allestitori, ma anche delle aziende. “Nonostante gli anni di crisi che hanno portato le imprese a ridurre gli investimenti e le partecipazioni fieristiche, il mercato tiene. Un segnale evidente che nonostante tutto lo stand rimanga ancora un forte elemento di marketing e comunicazione e che gli espositori stessi ne siano pienamente consapevoli. Ciò non toglie che si riscontrino diverse difficoltà. Un esempio è dato dal fatto che nonostante l’ultimo biennio sia stato particolarmente favorevole, per via della concomitanza di molte fiere con Expo, non vi sia stato un coordinamento generale, sia per l’esposizione mondiale che a livello di sistema Italia, quando si avverte invece la necessità di un coordinamento della filiera che potrebbe tutelare le imprese nazionali. Anzi, vi è un dubbio concreto, su cui sta facendo le opportune valutazioni il legislatore stesso, che molte aziende solo nominalmente italiane o direttamente straniere stiano minando il sistema con politiche economiche estremamente concorrenziali ma con pagamenti delle imposte da accertare. Tutto questo porta ad una certa turbativa del mercato, a cui si aggiunge la tendenza, fortunatamente sempre più ridotta, di affidare a giovani esperti di rendering la progettazione degli stand, spesso con risultato se non disastrosi, almeno discutibili. Si sta invece tornando verso la cultura della specializzazione e della divisione dei compiti, per un esito ottimale. Chi è allestitore spesso non è progettista e sono invece questi ultimi che hanno il compito di cogliere dalle aziende i giusti spunti per poi progettare uno stand che sia efficace, come strumento di marketing e come elemento di immagine per l’impresa che rappresenta. Teniamo presente che lo stand resta un luogo di contatto fisico con le persone, in cui valorizzare un prodotto e l’intera azienda. C’è la tendenza a inserire nuove tecnologie, elementi multimediali, interattivi e molto altro, ma il primo spunto è proprio che in una realtà sempre più virtuale, lo stand resta uno spazio fisico che mette in relazione gli individui. Semmai la tecnologia, come il web, può essere d’aiuto a preparare all’incontro in stand, ma quest’ultimo deve già essere un elemento di comunicazione a pieno titolo. Non esiste una regola o un modello, anche se non mancano mode e tendenze. Certamente, sono le imprese a dover scegliere in che modo porsi ed un tempo, ma in parte ancora oggi, erano gli stessi titolari, o gli amministratori delegati, a studiare lo stand insieme ai progettisti. Solo con l’incontro delle diverse professionalità è possibile avere un mezzo di comunicazione capace di far ottenere importanti riscontri, grazie ad una logica progettuale che combini gli obiettivi del richiedente e l’effettiva costruzione dello stand”.

federlegnoarredo.it

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