La stampa digitale offre in diversi ambiti industriali nuove opportunità e possibilità. Nel mondo dei rivestimenti murali sono una realtà da diversi anni, come nel caso di Jannelli&Volpi
Paola Jannelli, responsabile creativa di Jannelli&Volpi, storica azienda italiana del mondo dei rivestimenti murali, ci illustra il percorso che è stato compiuto nella scelta della stampa digitale in questo settore e le prospettive di sviluppo
Allestire – Digitale e processo industriale sono per voi una realtà da diversi anni. Ci racconta la vostra esperienza in questo senso?
Paola Jannelli – La tecnica digitale nel nostro settore nasce per due motivi: da un lato per mettere a disposizione questa straordinaria innovazione tecnologica direttamente al pubblico. Per noi che siamo nel settore dei rivestimenti murali questa possibilità offerta dal digitale arriva dopo rispetto ad altri settori, anche se, dopo 18 anni fior di aziende hanno costruito il loro successo proprio su questo tipo di produzione. Si tratta comunque di una produzione di nicchia, soprattutto in relazione ai volumi. Era però una grande opportunità per ringiovanire il prodotto, e uno straordinario strumento di comunicazione. Noi nel 2006 avevamo lanciato un contest rivolto ai giovani designer sotto i 30 anni per disegnare una carta da parati, con l’obiettivo di diffondere il concetto che la carta da parati è uno strumento di progetto, che si inseriva perfettamente per capacità di innovazione e di modernità in contesti che potevano essere i più vari. L’utente finale (privato e progettista), doveva comprendere che, come succede in altri settori, la tecnologia gli permetteva di fare cose incredibili come quella di personalizzare la parete.
L’altra motivazione era quella di rendere più fluida, più veloce e meno onerosa possibile, la creazione di campionature. Attraverso il processo digitale era possibile, rapidamente, costruire una collezione, allora stampando su un tipo di supporto e basta, accelerando tantissimo la possibilità di far vedere al nostro cliente che cosa sarebbe successo da li a 6 mesi, cioè il tempo medio necessario alla creazione di una collezione con i sistemi tradizionali a rotativa. Lo strumento digitale permetteva di velocizzare tutto il processo di definizione e di studio, ma anche di analisi e selezione. In questo senso, nel settore dei rivestimenti murali, Jannelli&Volpi è stata sicuramente tra i pionieri a livello mondiale, in collaborazione con un’altra azienda importate europea. Procedendo con l’introduzione di sistemi digitali, il problema era però quello di continuare ad utilizzare il digitale rendendolo però più produttivo, in quanto comunque è una tecnica con dei tempi molto più lunghi di produzione e con dei costi relativamente costanti che la rendevano quindi difficile da integrare in un’economia industriale: che io facessi 1 o facessi 100, il costo restava quello, e quindi anche a livello di ammortamento risultava più difficile da inserire all’interno del processo globale dell’azienda. Il vantaggio che questo tipo di produzione era in grado di offrire era difficile da motivare, a parte appunto la realizzazione di piccole quantità customizzate. Ma ci siamo incaponiti, abbiamo voluto trovare il modo, e questo ha sicuramente portato a un’evoluzione, a vantaggio nostro come produttore ma anche di tutti gli editori che si appoggiavano a noi. Abbiamo unito quindi l’idea dei fondi, perchè la rotativa ci permetteva di modellare le basi su cui stampare, che noi realizziamo internamente, alle possibilità offerte dal digitale, creando dunque dei prodotti mirati per le diverse collezioni e utilizzando al meglio un concetto di filiera.
A questo punto ci serviva, per migliorare ancora il processo, di industrializzarlo dal punto di vista della programmazione, perchè inserendolo nelle collezioni tu devi costruire un minimo di magazzino. In questo modo era possibile fare una programmazione in quantità, mirate, dedicando un tempo specifico alla produzione in digitale, facendo ad esempio un turno di notte dedicato, ma non stampando un pannello, ma stampandone 100, 200. In questo modo si giustificava anche l’addetto che seguiva il processo. In parallelo abbiamo cercato di costruire una grafica sul supporto che ti consentisse da un lato di mantenere l’unicità del pannello ma nello stesso tempo permettesse di essere duplicabile. Volevamo coniugare l’unicità del prodotto a un concetto di ripetizione. In questo modo il cliente non comprava un pannello singolo, ma poteva prenderne 2, 3 10. Questo aveva un limite, che era la possibilità di personalizzare il pannello, perchè io davo un prodotto finito, però garantivo una resa grafica assolutamente inesistente prima, perchè il modulo in rotativa ti condiziona mentre in digitale no. Di conseguenza abbiamo creato dei disegni ripetibili a modulo, sia in larghezza che in altezza, ma senza i limiti dati dal modulo stesso. Questo ha ulteriormente innovato il concetto. Dal punto di vista creativo questo è stato un grande passo avanti. Ad esempio potevo pensare un disegno geometrico, con modulo di 8 metri, ma potendolo interrompere dove volevo, andando poi in digitale a creare un decoro uniformante e coordinante in sovrapposizione. In questo modo posso ottimizzare scarti e avviamenti: il digitale infatti non è immune dalle stesse problematiche di un processo tradizionale, dovendo comunque settare il registro e il bagno colore; il tempo necessario a queste operazioni viene però in questo caso compensato dal fatto che potrò stampare 100 o 200 pannelli, e quindi il costo viene ripartito in modo diverso, più “industriale”. Ecco che in questo modo riusiamo a creare una filiera di produzione. Era però necessario credere in questo progetto: non basta una macchina, serve un reparto; non basta un uomo, ne servono 10, servono i tre turni.
Altro aspetto importante è quello dell’adattabilità, soprattutto in relazione ad alcuni campi applicativi, come possono essere gli allestimenti o il retail. Avere a disposizione uno strumento che consente di poter adattare il prodotto alle specifiche esigenze, sia in termini normativi che di misure (ad esempio per catene presenti in diversi paesi nel mondo ognuno con suoi parametri e norme da seguire), senza però dover variare il progetto creativo, è sicuramente un grande vantaggio. Normalmente poi sono tutti lavori che implicano una maggiore rapidità produttiva e di consegna, e anche in questo senso la flessibilità del reparto digitale offre garanzie importanti, avendo la possibilità di controllare l’avanzamento dei lavori anche in remoto.
Il digitale consente poi un interessante connubio, quello tra tecnologia e artigianato. Infatti con questi sistemi possiamo creare collezioni particolari utilizzando materiali storicamente legati al mondo della tappezzeria artigianale come la seta, il cotone, la rafia, creando quindi di fatto prodotti non realizzabili con altre tecniche.
Allestire – Come è avvenuta la scelta della tecnologia e dunque del partner tecnologico?
Paola Jannelli – Come ho detto prima nel campo dei rivestimenti murali siamo stati pionieri nell’adottare una tecnologia digitale. Le macchine di allora offrivano già numerose applicazioni per diversi settori, ma ancora il parato non aveva una soluzione specifica. Abbiamo quindi avvicinato diversi produttori, e abbiamo trovato in Scitex prima, e HP poi, un partner che non solo ascoltasse i nostri problemi e le nostre necessità, ma che ci supportasse nello sviluppo di una tecnologia in linea con le esigenze produttive di un’industria. È stato ed è tuttora un lavoro costante di test, di verifiche, di sviluppo e di confronto, che di fatto ha portato a creare delle specifiche uniche sulle macchine in funzione delle nostre esigenze produttive e della tipologia di lavorazioni che dobbiamo essere in grado di garantire ai nostri clienti. Logicamente si tratta di un rapporto che funziona nelle due direzioni, e i nostri feedback sono stati preziosi per sviluppare una tecnologia digitale adatta al nostro settore. Il percorso è ancora lungo: l’obiettivo, per noi industriali, è quello di arrivare ad avere una ripartizione equa tra produzione rotativa e produzione digitale, perchè il digitale ha degli investimenti iniziali decisamente meno importanti di un sistema a rotativa. Al momento la velocità dei sistemi digitali continua a migliorare, e credo che nel prossimo futuro raggiungerà standard soddisfacenti per una produzione industriale. Serve però un ulteriore sviluppo sugli inchiostri, sia a livello di costo sia a livello di effetti: la rotativa, grazie alla goffratura, permette di realizzare interessanti effetti tridimensionali, cosa che al momento il digitale ancora non riesce a garantire. Lo stesso vale per colori speciali, come l’oro e l’argento, molto usati nel mondo delle carte da parati, che oggi posso realizzare in modo competitivo solo realizzando i supporti. Lo sviluppo comunque è in corso, e le prospettive sono sicuramente positive.
jannellievolpi.it