Di Raffaella Laezza
E’ ormai consolidato che l’architettura allestitiva è un soggetto comunicatore. Alla struttura allestitiva leggera, effimera, smontabile, trasportabile va il pregio di appartenere a quel settore della cultura contemporanea che riguarda la comunicazione. Questo fa riflettere: già il novecento era l’anticipatore del codice della brevità poichè lui stesso “secolo breve” ha fatto di essa il suo principale connotato. Se effimero, breve significa un nuovo tipo di durata possiamo dire che è proprio la comunicazione che prolunga la fisicità dell’exhibit, lo estende alla memoria visiva, immaginifica. E, di conseguenza, allestire è sinonimo di comunicare. Tuttavia è necessario dire che l’aspetto effimero vale se, per contrapposto, si radica su fondamenti, se beneficia dei principi costruttivi, geometrici, misurali dell’architettura. Capire dove sta un possibile rinnovamento dei parametri dell’architettura allestitiva significa ripartire da essi per arrivare a nuovi moduli, nuovi materiali, nuove spazialità. E, alla radice, sperimentare nuove letture del mondo naturale. Una ricerca all’Università di architettura di Venezia IUAV coglie questi aspetti e suggerisce agli studenti del master Touch Fair Architecture & Exhibit Space lo studio, in micro, di geometrie naturali: è un laboratorio fatto di modelli 3D, schizzi, algoritmi di geometrie naturali per l’exhibit. Ad esso partecipano giovani architetti, ingegneri che producono una grande quantità di progetti fino al file to factory. Quest’anno Piano City Milano 2017 realizzerà un padiglione per pianoforte disegnato da una masterista e, contemporaneamente, farà una mostra dei progetti dei masteristi dell’anno accademico in corso. Sia da esempio un progetto, di Margherita Cisamolo, che partendo dalla geometria in micro di una foglia di aloe arriva ad una modularità con costruzione ad incastro di un padiglione ligneo: materiali recycled, sistemi modulari intelligenti, tagli con macchine a controllo numerico, garantiscono la sostenibilità, anche economica del progetto.
Asal, patrocinatore e sponsor del master ha intercettato da alcuni anni questa realtà e grazie alla sua fiducia l’università può proseguire su questa nuova linea di idee. Come non dire che questa, in Italia, è una preziosissima realtà? La ricerca universitaria senza interlocutori esterni rischia di rimanere sterile e di produrre esercizi del pensiero il quale, senza la sua materializzazione non può svilupparsi. La matericità, che nell’allestimento porta il pensiero sul piano comunicativo potrà quindi dare il messaggio che, insieme, tra associazioni di settore e università si può costruire un’Italia migliore. I masteristi figure specializzate come architectural fair manager, o architectural exhibit director, ne potranno, per primi, beneficiare.
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Master Touch Fair Architecture – responsabile scientifico
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Coordinatrice
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