Una visione dell’architettura e del design che parte dalla ricerca delle emozioni e dell’attenzione alle richieste del cliente
Lo Studio Daniele Menichini opera nella ricerca di soluzioni che coniugano estetica e funzionalità, nel rispetto del genius loci e della soddisfazione del cliente. Materiali e innovazione che diventano elementi da plasmare per un’estetica non fine a se stessa ma in grado di offrire confort e benessere.
Il progetto: come nasce l’idea e come il professionista può e riesce a trasferire una propria visione personale.
Daniele Menichini – L’idea o il concept del progetto sono sempre la parte più delicata e significativa del lavoro del professionista perché in questo gesto iniziale si racchiude l’anima del successivo sviluppo; non che la parte successiva sia meno importante o sia meno impegnativa, ma perché davvero nel momento in cui si trasferisce sul foglio bianco il primo schizzo a matita, significa che tutto è già chiaro e pensato quasi fino all’ultimo dettaglio esecutivo. Questo modo di approcciare al progetto è quello che garantisce anche la possibilità di trasferire al cliente la visione personale utilizzando tutta l’emozionalità del percorso che ha portato a racchiudere l’idea nel primo tratto che si vede sul foglio. Certo bisogna essere capaci di raccontare questo processo e quindi non essere gelosi della propria idea e comunicare nel giusto modo e con i giusti strumenti di rappresentazione; una immagine, anche se bellissima, di un render, da sola non riuscirà mai a raccontare una storia.
L’architettura: l’edificio è una scatola che deve contenere diversi aspetti. Quali? in che modo interagisce con il suo fruitore?
Daniele Menichini – Preferisco parlare dell’architettura come un organismo piuttosto che come una scatola; l’organismo è qualcosa che respira e che prende vita e nutrimento da ogni piccola parte del corpo ed è difficile avere un equilibrio o non ammalarsi se questa parte del corpo non è al suo posto mentre, la scatola, è un contenitore che riesco a riempire di cose anche scollegate l’una dall’altra e che possono anche non stare bene insieme e stridere, quasi asettica. Il fruitore è quindi il generatore di quello che accadrà al progetto dell’Architettura, quello per qui l’idea nasce e quello per cui deve essere sviluppata e per questo non può non essere parte attiva del processo. Ogni parte dell’Architettura è fatta per chi la dovrà utilizzare e non può essere la semplice espressione dell’estetica dell’Architetto; certo non c’è Architettura senza Architetto questo è chiaro.
Il design: cosa è il design, libero esercizio di stile o ricerca applicata a una funzione specifica?
Daniele Menichini – Mi sono sempre interrogato su quale fosse la linea sottile che divide l’Arte dal design, con questa ricerca ho cercato quindi appunto di capire se il design fosse un puro esercizio di stile o se fosse la risposta ad una necessità funzionale della vita dell’uomo e quindi dare una risposta non banale all’aspetto di un oggetto d’uso. L’interpretazione quindi del design è sempre diversa da progettista a progettista e ognuno sposta quella sottile linea di confine tra arte e design asseconda del proprio pensiero. Per ricordare la parodia di un noto comico italiano di un noto architetto italiano posso dire che sono lontano dal pensare che: se non si capisce è design. L’arte ed il design si capiscono benissimo ed ambedue hanno una funzione, la prima astratta ed il secondo vitale.
I materiali: la scelta di materiali e finiture nasce da una ricerca che definisce un progetto o avviene per dare carattere e personalità agli ambienti?
Daniele Menichini – Come ho detto nella precedente risposta, il concept di un’opera di Architettura di un interno o di un oggetto di design racchiude in sé stesso fino all’ultimo dettaglio. Lo sviluppo e la scoperta del progetto si sviluppano poi piano piano svelando anche quelle che sono le finiture ed i materiali che si utilizzano per completarne l’espressione. Materiali e finiture sono quindi strettamente legati alle scelte planimetriche e volumetriche che si fanno e servono a sottolineare il carattere di quel progetto; ecco perché c’è molta ricerca e sviluppo in questo settore, spesso infatti per esprimere una superficie o un volume si deve inventare un nuovo materiale adatto allo scopo. Materiali e finiture stridenti con un progetto sono subito evidenti.
Personalizzazione: quanto è importante per il progettista poter personalizzare materiali e oggetti e quali sono gli elementi più “facilmente” interpretabili?
Daniele Menichini – Un progetto di Architettura che sia veramente di qualità significa anche curar tutti i dettagli alle varie scale e questo spesso significa voler maniacalmente disegnare ogni particolare senza sempre trovare risposta in un elemento prodotto in serie; quello che è fatto per un progetto spesso non può essere adatto ad un altro, certo spesso ci sono limiti invalicabili per la personalizzazione in quanto dietro ci sono aspetti produttivi che non consentono le economie di scala del progetto. Certo si potrebbe disegnare veramente tutto a qualunque costo ma la sostenibilità economica è uno degli aspetti di cui tener conto come limite del progetto: l’Architettura non si fa a qualunque costo.
Daniele Menichini
Daniele Menichini, architetto e designer, nasce ad Engelberg in Svizzera nel 1968. Nel 1995 si laurea presso la Facoltà di Architettura di Firenze e fonda lo “Studio di Architettura Daniele Menichini”, che si occupa di progettazione, interni, allestimenti e design. Lo stile progettuale si contraddistingue per la contemporaneità delle linee, la matericità, il colore, l’atmosfera, l’emozionalità e la multisensorialità dello spazio con particolare attenzione allo sviluppo di concept eco-based ed al dettaglio a partire da un percorso formativo tecnico, creativo e manageriale basato su ricerche e progetti in tema di progettazione integrata e sostenibile riferita ai paesi del nord Europa che con le esperienze maturate hanno portato alla stesura dei progetti di impronta e filosofia eco-responsabile. È fondatore insieme agli architetti Sergio Bini, Angelo Lanzetta e Lorenzo Bagnoli dell’associazione Green Hub.
Daniele Menichini