L’11 ottobre si inaugura il nuovo Centro Arti e Scienze Golinelli progettato da Mario Cucinella Architects. Al via anche la mostra Imprevedibile, essere pronti per il futuro senza sapere come sarà
A due anni di distanza dalla nascita di Opificio Golinelli, Fondazione Golinelli fa un altro passo verso il futuro: mercoledì 11 ottobre inaugura il Centro Arti e Scienze Golinelli, un’operazione culturale ambiziosa, una nuova iniziativa a vocazione sperimentale e internazionale, la cui progettazione architettonica è stata affidata a Mario Cucinella Architects.
Il progetto
Sarà presentato il programma culturale e di ricerca per il primo biennio del Centro Arti e Scienze Golinelli, uno spazio di “immaginazione e sperimentazione” che completa l’offerta formativa di Opificio Golinelli puntando a ricomporre la frattura, ancora oggi in essere, fra cultura umanistica e scienze. Le stagioni più alte della cultura umana si sono prodotte quando arti e scienze hanno dialogato in modo fecondo, come nel Rinascimento italiano, che ha prodotto una spinta innovatrice e, insieme, una cifra estetica destinate a condizionare i secoli futuri. Il rapporto tra arti e scienze è fortemente radicato nel passato del nostro Paese e Fondazione Golinelli promuove da sempre la cultura come risultato di un’educazione che sposa la tradizione di ricerca umanistica e le più nuove tecnologie. Tra il 2018 e il 2019 il Centro di Arti e Scienze sarà sede di attività a forte carattere educativo, formativo e imprenditoriale, strettamente legate al piano di sviluppo pluriennale di Fondazione Golinelli, Opus 2065, per supportare le giovani e giovanissime generazioni nel loro percorso di crescita, con l’idea che l’educazione è il motore dello sviluppo economico e sociale.
L’Architettura
Dal punto di vista architettonico, l’Opificio Golinelli, polo educativo e culturale tra i più attrattivi d’Italia, si arricchisce di una nuova costruzione di circa 700 metri quadrati: il Centro Arti e Scienze Golinelli appositamente ideato da uno tra i più importanti progettisti oggi attivi in Europa per completare, con una forte caratura artistica e simbolica, la cittadella per la conoscenza e la cultura.
Si tratta di un grande parallelepipedo di 30×20 metri, alto 8, composto da un volume chiuso che costituisce il “cuore” dell’architettura, una geometria pura semi-trasparente, che nelle ore diurne riflette ciò che ha attorno e nelle ore notturne è invece luminosa. Lo spazio, che ospiterà iniziative diverse, è privo di partizioni o rigide organizzazioni planimetriche, per consentirne la massima flessibilità di utilizzo ed è avvolto da un involucro esterno leggero e vibrante, una griglia modulare metallica, in alcune sue parti percorribile dai visitatori.
La mostra
L’11 ottobre sarà inaugurata nel nuovo Centro la mostra di arte e scienza Imprevedibile, essere pronti per il futuro senza sapere come sarà in programma fino al 4 febbraio 2018. Ispirata da un’idea di Marino Golinelli, è prodotta da Fondazione Golinelli e curata da Giovanni Carrada per la parte scientifica e da Cristiana Perrella per la parte artistica. Questa è l’ultima di sette esposizioni incentrate su temi forti della contemporaneità indagati attraverso mostre che, in modo innovativo, a partire dal 2010, hanno messo in dialogo l’arte con la scienza.
Dopo aver esplorato l’antroposfera, il rapporto tra uomo e tecnologia, le nuove età della vita, le energie della mente, la scienza del gusto, la libertà, è ora la volta del futuro.
Come ci si può adattare a un mondo che cambia, sempre in modo imprevedibile? La risposta è fornita dall’innovazione e da un’educazione che permetta di comprenderne la positività dei cambiamenti che essa produce, siano essi materiali, politici o morali. L’uomo fatica da sempre ad accettare l’imprevedibilità del futuro, ma talvolta questa aumenta le risorse a nostra disposizione e garantisce una società aperta e socialmente mobile.
E come ci si può preparare a un futuro che non si può in alcun modo prevedere? Il futuro è sì imprevedibile, ma “funziona” sempre allo stesso modo, almeno nelle economie moderne, e per questo ci si può preparare imparando dalle esperienze del passato più o meno recente. E capire come potrebbe funzionare il futuro è il motore della mostra.
Il percorso espositivo mette in dialogo opere di artisti contemporanei italiani e internazionali – scelte per la capacità di attivare connessioni impreviste, chiarire concetti complessi attraverso la loro evidenza visiva, suscitare emozioni in grado di trasmettere, rispetto alla scienza, un diverso tipo di conoscenza e di comprensione – con una serie di exhibit di argomento scientifico, prevalentemente video, lasciando che le suggestioni dell’arte e della scienza aiutino il visitatore a farsi un’idea più ricca e complessa dell’argomento, sviluppando un proprio punto di vista sul futuro che ci aspetta.
La mostra si articola in sei sezioni:
- Il futuro arriva comunque: l’insieme delle tecnologie che abbiamo creato e che guidano il nostro futuro, evolvendo continuamente e modificando di conseguenza le società, ha una forza ormai grande quanto quella della natura
- Il futuro crea più di quanto distrugga: il progresso materiale e quello civile dipendono dall’innovazione, la quale va a beneficio di tutti
- Il futuro non si lascia prevedere (per fortuna): se il futuro fosse prevedibile, i Paesi più avanzati avrebbero i mezzi per approfittarne, restando gli unici a guidarlo: l’imprevedibilità garantisce invece che nessuno potrà mai dominarlo
- Il pregiudizio contro le cose nuove: di fronte all’incertezza che ogni vera innovazione porta con sé, la mente umana non è un giudice imparziale. Il rischio è però connaturato con l’innovazione
- Fare i conti con la natura: gran parte dei problemi ambientali sono il prezzo che paghiamo per consentire a tutti noi la vita con gli agi cui siamo abituati, ma l’innovazione può ormai giocare un ruolo importante a favore della natura
- Chi non innova rischia di perdere anche il proprio passato: si indaga il passato di grandi nazioni, come la Cina e l’Inghilterra, e si riflette su quello del nostro Paese, per comprendere la necessità di rinnovarci
Tra le opere in mostra: il disegno murale di Pablo Bronstein (Buenos Aires, Argentina, 1977, vive a Londra); l’installazione multimediale sui Big Data di Ryoji Ikeda (Gifu, Giappone, 1966, vive a Parigi); i video di Christian Jankowski (Gottinga, Germania, 1968, vive a Berlino) e di Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984, vive a Venezia) con la filmaker Sara Tirelli (Gorizia, 1979, vive a Venezia); le sculture di Joep Van Lieshout (Ravenstein, Olanda, 1963, vive a Rotterdam) e di Tomas Saraceno (San Miguel de Tucumán, Argentina, 1973, vive a Berlino); i poster del collettivo danese Superflex (fondato nel 1993 da Jakob Fenger, Rasmus Nielsen e Bjørnstjerne Christiansen); l’installazione di Nasan Tur (Offenbach, Germania, 1974, vive a Berlino); l’installazione Grapes di Ai Wei Wei (Pechino, Cina, 1957, vive tra l’America, l’Europa e la Cina).
La mostra ha il patrocinio del Comune di Bologna e della Regione Emilia-Romagna.
artescienzaeconoscenza.it – fondazionegolinelli.it